Le proposte PD sulla Scuola. Conoscere è potere
“La scuola è emancipazione e riscatto per il singolo e crescita e sviluppo per l’intera società”. Il Pd parte proprio dall’istruzione pubblica e ad essa riserva uno dei capitoli più corposi del programma elettorale che sarà approvato sabato in Direzione. La leva di crescita della nuova Italia immaginata da Enrico Letta: “l’ambiente, i diritti, il lavoro sono le nostre priorità, ma la scuola sta sopra, o meglio, sta dentro tutto” ha spiegato ieri nella riunione organizzativa per limare il testo del programma. “Rimettere al centro la scuola -si legge nel programma- significa ridare agli insegnanti la dignità e il ruolo che meritano, riportando -nei prossimi cinque anni- gli stipendi in linea con la media europea. Una misura che a regime costerà tra i 6 e gli 8 miliardi di euro, da finanziare con le poste individuate l’intero pacchetto. Del resto, Letta ha ricordato come: “da presidente del consiglio avevo preso l’impegno che non avrei tagliato di un euro la spesa in istruzione e così ho fatto. La chiave -spiega- è aggiungere, investire, non tagliare”.
Ma il programma prevede anche la scuola dell’infanzia gratuita e obbligatoria, la gratuità dei bus e dei libri di testo, un piano di edilizia scolastica che renda gli edifici sicuri e innovativi, attività extra scolastiche, orientamento per avvicinare le ragazze alle materie STEM, il pieno accesso per gli studenti ai servizi psico-pedagogici, l’accesso universale e gratuito dei bambini alle mense scolastiche, l’aumento dei docenti di ruolo di sostegno per i bambini e ragazzi con disabilità.
“La scuola siamo noi come popolo, come cresciamo”, ha ricordato il segretario del Pd, non risparmiando alcune critiche alla Buona Scuola che, pur prevedendo ingenti risorse per migliorare l’istruzione, ha avuto il difetto di essere “una riforma sciatta e non condivisa con la comunità scolastica”.
Nel frattempo, il Pd ha ingaggiato una polemica con il Ministro Bianchi sulla qualifica di docente esperto considerata “profondamente sbagliata perché introduce una forma di carriera senza alcun confronto con le forze sociali, le associazioni dei docenti e al di fuori della sua sede naturale che è la contrattazione collettiva. Per questo, come annunciato dalla capogruppo al Senato, Simona Malpezzi “ne chiederemo lo stralcio dal decreto Aiuti bis”.